“La scritta MATERIA IDENTICA - tutti gli oggetti contenuti in questa stanza è posta all'ingresso di una stanza vuota.
Il problema è come 'mostrare', in maniera emblematica, la presupposizione-ipotesi di identità della materia. Varie le soluzioni prese in considerazione:
- in termini di fisica atomica: sottolineare l'uguaglianza fra le particelle subatomiche costituenti tutti i differenti elementi;
- in termini di epistemologia idealistica: riaffermare il principio di indeterminazione heisenberghiano per il quale gli studi sulla materia dimostrano, fin nelle più particolari diramazioni di essa, l'unità che sempre si ritrova alla fine, che corrisponde alla volontà progettuale del soggetto-uomo;
- in termini constatativi: mostrare oggetti il più possibile ovvii e indifferenziati nel nostro giudizio e nel nostro uso quotidiano.
Quest'ultimo è stato il metodo scelto. In esposizione nella sala ‘vuota’: porte, prese di corrente elettrica, lampade, interruttori, finestre, muri, soffitto, chiodi, filo elettrico, mattonelle, persone, polvere, cemento, gesso etc.” (C.P. 1978) |
Il lavoro faceva parte della mostra personale “Superamento dei confini dell’io. Materia identica. Auto-confutazione della parola”, Jartrakor, Roma, aprile 1978. |